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rioso mucchio di foglie covato dal maggiore di essi. Domanda con degnazione:

— Come vi chiamate, voi?

Pronti, i fratelli rispondono assieme:

— Corso Corsini.

— Corsino Corsini.

— Corriamo, corriamo, — ella dice ridendo; poi si frena.

— Quanti anni avete?

— Io undici; mio fratello tredici.

Quello che adesso risponde, — poiché l’altro è alquanto offeso, — è il fratello minore, il melenso, che ha di qua e di là della fronte, fin sopra l’azzurro pigro degli occhi, due nastri sfrangiati di capelli color zolfo. Eppure è lui che attira maggiormente l’attenzione di Ginetta; a lui ella dice, senza essere interrogata:

— Ed io ho quattordici anni; in tutti e tre non abbiamo ancora l’età della mia mamma.

Quest’addizione li stupisce; poi li fa ridere, anche il maggiore. E già un’intesa amichevole li unisce, quando la voce dall’alto ricomincia a chiamare disperata.

— Aspettatemi un momento: vado e vengo, — dice Ginetta; e vola su, tenendosi con la punta delle dita i lembi della sottana, come una ballerina vestita di piume di cigno.