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La camera, poiché il sole era già tramontato, si riempiva come di un chiarore di ceri accesi. Dalla finestra spalancata si vedeva la grande terrazza di un palazzo di fronte, piena di fiori come un giardino pensile sospeso sul cielo rosso. Gli occhi della malata, adesso, guardavano lassù, ed anche il signor Poldino non poteva fare a meno di guardarci. E pensava che forse quella era l’ora buona per recarsi alla chiesetta — l’ora del vespero, quando la Madre del Signore meglio raccoglie le preghiere degli uomini. Ma si sentiva stanco, per tutte quelle ultime notti, e gli ultimi giorni passati in ansia continua; inoltre si stava tanto bene lì, appoggiato al letto come alla prora di una barca navigante in un luminoso golfo di pace: lì, accanto alla sua compagna, unite le mani, come sempre nella loro lunga felicità.

Però la preghiera è più esaudita se si fa con spirito di sacrifizio. Quando dunque la terrazza di fronte apparve tutta d’oro e di rubino, come un altare all’ora del vespero, egli si alzò e andò nella chiesetta. Il viaggio