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Poi fu di nuovo la voce del brasiliano, a urlare con un ruggito di belva; ma non gli rispose che la risata beffarda della nostra cameriera, di dietro le persiane della sua finestra.

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Più tardi si seppe che qualcuno, collocato sul parapetto della terrazza il catino per il bucato, riempito d’acqua, al momento opportuno, con un’abile spinta, lo aveva fatto diluviare sulla testa dei litiganti.

Chi ne andò di mezzo fu il povero piccolino, che per lo spavento e il bagno freddo si prese una polmonite e dopo tre giorni morì.

Allora fu vista Fatima, che si era nascosta nella soffitta, uscirne arruffata e nuvolosa e, piegato il viso unto sulla carrozzella vuota, piangere tutte le sue lagrime di coccodrillo.