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resto gli piacevano tante altre cose eccitanti: e mentre la ragazza, dura e dritta più di un giovane tronco, e come questo odorosa di campagna, versava il fumante liquido color d’onice, egli si piegò anzitutto a sentire il profumo di questo, poi cominciò a sorseggiarlo, tenendolo in bocca come una cosa densa, e infine seguì con gli occhi la servetta. Il suo sguardo era freddo, però, e non andava oltre la superficie delle trecce stoppose raccolte sulla nuca pallida della ragazza, scivolando poi sul dorso possente stretto alla vita della veste nera da una sottile cinghia di cuoio rosso.

— Eccellente, questo caffè. Dove l’hai pescata, questa bruna scabrosa sfinge?

— Ah, un mio segreto. E non ti mettere in mente di farle la corte, perché è infrangibile.

— Non c’è pericolo! Non mi piace l’odore dell’acquaio. E poi quelle enormi mani di pietra pomice! Però è brava, no? Vedo che qui intorno c’è un ordine inverosimile.

— L’ordine c’è, come c’è nei cimiteri, — ammise il marito, ma non con la dovuta tristezza. — La ragazza, sì, è bravissima. La mia tana, dopo che c’è lei, ha perduto l’odore e il subbuglio di quelle delle belve di lusso; dico volpi azzurre e lontre, poiché siamo in vena di parlare di bestie selvatiche.