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senza del suo grande, furbo, soddisfatto amico. Implacabile, questi continuò:

— La faina, invece, così piccola, malleabile, anche graziosa a vedersi, salta sul dorso della sua vittima, per lo più la mite amabile lepre, e le si attacca alla nuca, succhiandole il sangue, mentre quella continua a correre. Così si fa anche una bella galoppata. E adesso, mio caro Giovannino, ti racconterò, come tu desideri, una storiella più allegra. Tua moglie....

— Ah, — mugola l’altro, mordendo il cannello della pipa coi suoi detestabili denti guasti; — la zampata del leone? Mia moglie s’è preso l’amante?

L’amico sorride, un forzato sorriso di satiro. mostrando i grandi denti d’alabastro, sani e forti.

— Si tratta di meglio: di molto meglio.

Succhia, succhia pure il sangue del povero vitello.

L’amico scuote la testa, davvero leonina, guardando in alto: segue un silenzio crudele, mentre il marito, d’altronde separato legalmente dalla moglie, ha l’impressione, beffarda, sì, ma in fondo anche penosa, che un fatto catastrofico gli stia per accadere.

L’amico batte un pugno sulla tavola ancora apparecchiata, poi, sporgendosi misteriosamente in avanti, dice sottovoce: