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aveva un giorno solo dimenticato le tradizioni della sua stirpe diffidente.
Era invece un ospite. E che ospite! Nel ricomparire davanti alla padrona, Agostina pareva quella di trent’anni fa: la maschera della vecchiaia e della tristezza le era caduta dal viso, la voce risonava commossa:
— Sa chi c’è? Bustianeddu Minore. Porta una bisaccia di roba: l’ho fatto entrare in camera da pranzo.
— Come mai? Come mai?
Anche la padrona è un’altra. Bustianeddu, la bisaccia! Figure e cose balzate, appunto in quel momento di crisi, dal più lontano passato, con uno strascico luminoso di favola.
L’uomo, che si era seduto accanto all’uscio, come usava nel paese, a prima impressione disilluse donna Brigida. Era vestito da borghese, col cappotto foderato di seta, la sciarpa al collo, un «borsalino» grigio, morbido come un piccione. Ma il suo odore di ricco pastore era lo stesso; e il viso bronzino, la bocca sorniona e sopratutto gli occhi di vecchio daino, riallacciarono intorno alla donna l’incanto del tempo che fu.
— Come mai? Come mai?
Le due mani, quella scura e grande dell’uomo, quella piccola e ancora rosea della donna, si stringevano e si scuotevano a vi-