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E sapeva benissimo quello che doveva fare. Lasciando il compagno immobile in mezzo ad un rovo, si slanciò sola in avanti, con agilità prodigiosa. Sentiva un’ebbrezza di volo, un senso di libertà, di fanciullezza, quasi d’innocenza. Aveva voglia di correre e di giocare: null’altro. Anche la fame era sparita dalle sue viscere sobbalzanti di gioia. E poiché non aveva nessuna intenzione di rubare, ma solo di divertirsi e trovare per i suoi giochi un compagno meno famelico e criminale del suo tetro compagno, si avvicinò all’ovile con la disinvoltura di un amico di casa.
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Il cane la sentì: e sentì quello che essa voleva. Quindi non abbaiò, ma si alzò d’impeto, le fu addosso, l’afferrò per il collo, senza morderla. Anch’essa volse rapida la testa e gli morsicò, un po’ più forte di quanto esso facesse, la punta di un orecchio. Il