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scorrere con un signore dai grandi occhi rotondi e il naso rincagnato su un muso enorme: Massimo era scomparso, e Marianna, ogni tanto, appariva e scompariva, volteggiante, sgusciante, stridente. Regina si trovò fra una grossa signora la quale le disse qualche parola senza guardarla, e il vecchio signore calvo che non apriva bocca.
Ben presto ella si annoiò: si vide trascurata, dimenticata, fra tutto quel vecchiume pelato e grasso, fra tutti quei vecchi abiti di seta che non frusciavano più. Che noia! Era questo il mondo dei ricchi, il regno incantato che la faceva spasimare?
— Regina non ci torna più, qui! — pensò.
A un tratto vide Arduina che le sorrideva di lontano, e la chiamava con un cenno della testa; ma in quel momento la principessa le si avvicinò e le porse con un gesto familiare e affettuoso la piccola mano rifulgente.
— Vuol venire a prendere una tazza di thè?
Regina balzò in piedi, commossa per tanta attenzione.
— Come sta suo marito? — le chiese la principessa, passando con lei nel salotto da pranzo.
— Bene, grazie, — disse piano Regina arrossendo. — Non è venuto perchè...
— Scusi?...
Dopo la principessa venivano tutti i vecchi signori e le vecchie signore, che si disposero intorno alla sala, dov’era apparecchiato un sontuoso buffet.
Marianna cominciò a correre di qua e di là distribuendo il thè.
— Volete aiutarmi? — chiese passando da-