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IV.
La sera di Natale Regina volle andare a letto presto, accusando un malore che diede da pensare alla signora Anna, ma non convinse affatto Antonio. Egli conosceva o credeva di conoscere il male sottile che rodeva sua moglie; ne sapeva anche il nome: la nostalgia; e lasciava al tempo l’incarico di guarirlo.
Appena a letto, Regina cominciò a pensare e ricordare. Il Natale a Roma! Rivedeva i carri di polli vivi che giravano per la città: le signore passavano rapide, con involti in mano; i grassi pizzicagnoli guardavano, dall’interno dei loro nauseabondi negozi, con aria di imperatori romani; Sua Eccellenza un Sottosegretario di Stato stava fermo davanti a una vetrina del Dagnino, col viso terribilmente perplesso.
Fra la serva, la signora Anna e Gaspare era scoppiata una vera lite a proposito di certi cappelletti: Marina aveva scese e risalite per lo meno venti volte le scale; ogni volta rientrava con involti, ma dimenticava sempre qualche cosa. Per tutta l'ora della colazione e del pranzo i tre fratelli, la madre e la serva avevano discusso su roba da mangiare.
Ebbene, tutto ciò aveva prodotto in Regina una specie d’indigestione. Sola nel gran letto duro, gelata, rannicchiata, ella sentiva una pesantezza, un umidore, una tristezza indicibili.