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Se un senatore abitava un quarto piano, ella poteva abituarsi a vivere in un quinto.

E si confortò ancora di più quando vide l’appartamento quasi buio del senatore, arredato con una semplicità che rasentava, più che la modestia, la miseria. Solo alcune piante d’un verde cupo e lucido, le cui grandi foglie pareva brillassero tenuamente di luce propria nella penombra cenerognola, adornavano l’anticamera e i due salotti melanconici che una vecchia cameriera fece attraversare alle visitatrici.

Dallo sfondo giallognolo di un ritratto ad olio un vecchio scarno e rosso, con gli occhi azzurri sporgenti, e bellissimi capelli bianchi simili ad una parrucca, sorrideva un po’ sarcastico. Un grande specchio screpolato rifletteva il ritratto, e il salotto triste e buio pareva animato dalle due figure, — immobili sullo sfondo giallognolo del quadro e dello specchio, — che si guardavano e si sorridevano, sarcastiche, quasi comunicandosi un pensiero un po’ beffardo, un po’ melanconico.

Regina si guardò nello specchio, e le parve che le due figure si fissassero, beffandosi un po’ di lei: poi si volse perchè vide avanzarsi silenziosamente dallo sfondo giallognolo dello specchio una terza figura simile alle altre due. Era il senatore.

— Oh, brava! — egli disse con voce fresca, rivolgendosi ad Arduina e guardando Regina.

— Le presento mia cognata, — disse Arduina, — sposa da un mese.

— Come è stupida! — pensò Regina; ma anche lei non seppe dir nulla quando il vecchio le parlò.