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e le bellezze di Roma? Ella non vedeva niente, o almeno tutto le pareva vuoto, triste; e meravigliavasi solo delle sue impressioni, provando un piacere strano nel pensare che mentre tutti i provinciali venivano a Roma per stupirsi, ella vedeva le cose nel loro vero aspetto. Qualche volta ostentava, esagerandola, questa sua superiorità sdegnosa: ma esaminandosi bene s’accorgeva che le sue impressioni erano foderate di rancore personale, e se ne rattristava. Che cosa voleva? Che cosa pretendeva? Sentiva d’esser malata d’una ferita profonda. Invano pensava che l’inverno sarebbe passato; che presto avrebbe lasciato la casa antipatica ove le pareva di gelare e soffocare. La sua casa gentile non l’avrebbe ritrovata mai più!

E un giorno, dopo aver visitato in fretta monumenti e musei, promettendo di ritornarvi, come promettono tutte le persone che si stabiliscono a Roma e poi lasciano passare gli anni senza compiere la promessa, Regina e Antonio cominciarono la visita, ben più interessante, degli appartamenti d’affittare. Fra lo stipendio dell’uno e la rendita dell’altra, essi contavano su tremila lire nette. Dalla principessa, che aveva intorno a sè altre persone di fiducia, e si serviva di Antonio solo per qualche affare di rendita o per qualche pendenza col Ministero del Tesoro, egli riceveva un modesto compenso: quindi i due giovani sposi non potevano permettersi che un appartamentino da cinquanta o sessanta lire al mese.

Cominciarono a visitarne uno in via Massimo d’Azeglio, che doveva restar libero in gennaio. Regina entrò con diffidenza nell’atrio si-