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— Avessi almeno questi requisiti! — disse Massimo, fissandola coi suoi occhi insolenti.
— Non potete averli, perchè un uomo d’ingegno non si metto mai la pomata nei capelli, come fate voi! È impomatato, non è vero, signora?
— Ma... io non so, — disse Regina. — A me pare di no!
— Oh poverina, lei non può accorgersi: non si accorgerà mai di niente!
— Come è matta! — pensò Regina.
— Ella crederà ch’io sia ingenua o sciocca, — disse Marianna: — ma senta; mi son dimenticata di dirle una cosa che faccio sapere a tutte le persone che incontro per la prima volta.
— Sappiamo cosa è! — dissero Massimo e Antonio; tuttavia Marianna raccontò:
— Una volta, sette anni fa, a Odessa, s’incendiò la casa dove io abitavo. Io mi trovai circondata dall’incendio, in una delle camere più alte della casa. Impossibile salvarmi: il fumo già mi accecava e affogava: udivo la fiamma avvicinarsi. Allora, come ora, non credevo in Dio; eppure sentii il bisogno di rivolgermi a un essere soprannaturale, a una potenza occulta e onnipotente. E feci un voto: «Se mi salvo prometto di dire sempre la verità!» In quel momento il pavimento crollò: io svenni, e quando riaprii gli occhi mi trovai, sana e salva, fra le braccia d’un pompiere orribilmente brutto. — Come è stato? — chiesi. — Così e così, — egli mi raccontò come mi aveva salvata, con pericolo della sua vita. — Va bene, — io dissi, — mi pare che esageriate un pochino, ma