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dame. — Vi è un certo cachet in una donna giovane che tace: s’intravede sempre un mistero, qualche cosa d’occulto, di dolce, nel silenzio d’una donna. Georges Sand parlava poco, e un mio zio, che è stato suo amico intimo, mi diceva che Georges taceva apposta.

— Ella ha conosciuto la Sand? — chiese Massimo, poco galantemente.

— No, — rispose madame senza scomporsi.

— Oh, avrà conosciuto la madre! — mormorò Antonio.

— Scusi...

— Qualche tempo fa, — egli disse a voce alta, — ho letto un articolo sulla madre di Georges Sand: interessantissimo. — Era una donna d’ingegno ardente, e di cuore anche ardente, le cui avventure influirono certo sulla fantasia di Georges...

— Dov’è quest’articolo? — domandò Arduina. — Si potrebbe riprodurre.

Il sor Mario scosse la testa curva sul piatto, emettendo un lieve forse involontario mugolìo.

Parlarono stucchevolmente delle avventure e dei romanzi di Giorgio Sand; ma Arduina dichiarò che questi non le piacevano: ella amava le cose moderne, ma sopratutto il Quo vadis?

— Dio mio, — disse Antonio, — non potresti lasciarci in pace col tuo Quo vadis? che poi non è affatto moderno?

Regina taceva e ascoltava. Non si parlò d’altro che di libri, di teatri, d’autori: la principessa raccontò qualche aneddoto su Tolstoi, — che ella conosceva personalmente, — e in fine