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ma la signora Makuline le aveva preso la mano e diceva, infilandole nell’anulare un bellissimo anello con una pietra azzurra:

— Mi permette? E mille auguri.

— Oh, grazie; troppo buona, — gridò allora Regina, veramente commossa per la gentilezza di madame. Anche Antonio guardò l’anello e ringraziò; poi sedettero, e la principessa si levò i guanti bianchi sporchi, denudando, con meraviglia di Regina, due piccole mani da bimba, coperte di anelli luminosi.

— Che brutto tempo! — diceva madame, senza guardar nessuno coi suoi occhietti felini; — da molti anni che io sono a Roma non ho mai visto un autunno simile. Dicono che non si deve parlare del tempo, in una conversazione per bene, ma come si fa, quando il tempo diventa qualche cosa come la nostra salute? Io credo che il tempo influisca su noi più che gli avvenimenti importanti della nostra vita.

Monsieur Antonio, questo tempaccio vi guasterà la luna di miele, — disse allora Arduina, credendo di scherzare. Ma Regina borbottò qualche parola di protesta.

— Scusi?....

— Arduina ha ragione, — disse Antonio; — mia moglie, infatti, è di pessimo umore.

— Di pessimo umore?

— Non è vero! — protestò Regina. — Io sono invece allegrissima.

Ma durante il pranzo madame s’ostinò a osservare che Regina parlava poco.

— Io amo tacere! — disse alfine la sposa, alquanto seccata. — Amo ascoltare.

— Ciò è molto bello. — osservò allora ma-