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giore. La signora T... è una donna distintissima, vedova d’un nobile che ai suoi bei giorni si divorò un patrimonio di mezzo milione. Il maestro mi dipinge la signorina come un’arca di scienza e di bontà.
— È fine, sa, — mi dice, — fine, fine, fine! È stata educata a Parma, nel collegio dei nobili. Bisogna portarla via di qua, portarla a Roma: là è il suo posto.
«Povero maestro, — commentava Antonio, — si immagina che un vice segretario al Ministero del tesoro sia un principe, da sposare e portar via una signorina fine, fine, fine».
«Certo — scriveva in una lettera del 20 settembre — trenta mila lire non sono da disprezzarsi; ma bisogna conoscer prima la signorina».
La lettera seguente descriveva l’incontro con Regina, sull’argine del Po, davanti al villino dei Tagliamari:
«Non è bella, ha un musino da gatto, ma è molto graziosa, istruita, intelligentissima. Il maestro deve averle parlato di me, perchè ella arrossiva e mi guardava in un certo modo!...
«M’ha chiesto s’è vero che io sono segretario d’una principessa e credo che questo titolo mi renda ai suoi occhi molto più interessante che quello di vice-segretario al Ministero del tesoro.
«Ieri sono stato nel villino Tagliamari. La signora è la più simpatica delle donne: una vera signora. Mi ha raccontato (forse con intenzione, ma con modi delicati) tutta la storia della sua vita. Ella appartiene a una distintissima famiglia; suo marito era molto ricco,