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ma guardando nel cassetto in cerca d’una busta, vide le lettere che Antonio aveva indirizzato alla sua famiglia durante i tre mesi ch’era stato commissario regio a C*** e una viva curiosità la spinse a leggerne qualcuna. Nelle prime lettere Antonio descriveva con rapidi tocchi il paese e ne lodava gli abitanti alacri, allegri, arguti. In una lettera diceva: «Sto a pensione presso una buona famiglia. Il padre è maestro di scuola in un paesello vicino, ma vive qui per poter mandare all’Istituto Tecnico i suoi due figli, Gabriele, un ragazzo svelto, attivo, ambizioso, e Gabriella una fanciulla intelligentissima che vuol diventare scrittrice. Il maestro, che tutti chiamano el guendol perchè non sta quieto un momento, è un bel tipo; parla continuamente di Raffaello e di Michelangelo, con criteri artistici suoi particolari: per esempio, parlando di Raffaello, al quale non manca mai di dare il cognome, dice «quello che ha dipinto la Madonna delle Seggiole» ecc.».

Un poscritto di questa lettera diceva: «Il maestro mi ha fatto una proposta di matrimonio. Signorina nobile, di famiglia una volta ricchissima, ora decaduta: 23 anni, non bella nè brutta, intelligentissima; 30 mila lire di dote».

In un’altra lettera Antonio, che si vantava d’esser teneramente guardato da parecchie signorine del paese, diceva che il maestro insisteva nella sua proposta. «La famiglia Tagliamari è delle più distinte del paese: possiede ancora un 200 mila lire, da dividersi in quattro: per ora dà 30 mila lire di dote alla figlia mag-