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Nazionale, — propose Antonio, guardando l’orologio; — è già tardi.
Il tempo si rasserenava; dagli alberi dei giardini di via Torino piovevano grosse goccie d’acqua brillante: ancora tutta umida, grigia e rosea, con la scalinata bagnata, Santa Maria Maggiore delineavasi sul cielo turchino, lontana, in alto come sopra una montagna.
— Santa Maria Maggiore, — disse Gaspare puntando l’ombrello verso la chiesa.
Regina guardò con indifferenza: la gran chiesa le parve brutta.
Scesero per via Cavour: il selciato andava rapidamente asciugandosi, e Regina osservò che le mattonelle non erano lucide, come la sera prima le erano apparse.
— Ci vorrebbe altro! — disse Gaspare, che qualche volta raschiava e si voltava indietro per sputare. — Le donne vedono sempre delle cose ben strane: tutto il contrario della realtà.
— Anche gli uomini, spesso! — ribattè Regina.
— Gli uomini più che le donne! — aggiunse Antonio per farle piacere.
— Eh, non dico, qualche volta! — disse Gaspare con un cattivo sorriso.
Sebbene Antonio l’avesse avvertita che Gaspare era un tipo, i modi rozzi del cognato indispettivano Regina; ma ben presto ella si distrasse e si immerse nella contemplazione delle cose nuove che vedeva.
La giornata si rasserenava; solo qualche nuvola argentea solcava ancora il cielo turchino. La gente passava rapida, con l’ombrello sotto il braccio; per l’aria umida e luminosa errava