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— egli osservò; e la sua voce era un po’ scherzosa, un po’ amara.

Ella non rispose: egli credette che dormisse già e stette immobile per paura di svegliarla.

Ma subito la sentì ridere, e si rallegrò tutto.

— Perchè ridi? — chiese, stringendole una mano che cominciava a scaldarsi.

— Quell’impiegato!... Era un becchino... — ella mormorò, e pareva sognasse ancora. — Se ci fosse stata mia sorella Toscana... come avrebbe riso!

— Ecco, — egli pensò, — ella è sempre là!


*


Molto tempo dopo Antonio confidò a Regina che quella notte egli non aveva potuto dormire.

Avrebbe voluto chiederle se sua madre e la nuova famiglia le piacevano; ma non osava parlare perchè confusamente intuiva che la risposta non sarebbe stata sincera.

Anch’egli udiva il fischio che raggiungeva Regina nel suo dormiveglia e la cullava di ricordi e di speranze.

— Partire! Ella sogna già di ripartire, — pensava egli con amarezza.

E sentiva un impeto di malcontento ripensando al contegno di lei, freddo triste, talora sdegnoso, durante quelle prime ore di comunione con la nuova famiglia; e sebbene egli intuisse la distanza insuperabile che divideva questa famiglia dalla creatura intelligente e fina, d’una razza superiore, che egli aveva osato sposare, pensava:

— Ma ella lo sapeva, però! Io le dissi tutto: