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Passare taciti, simili all’acqua d’un fiume, verso la luce di un orizzonte oltre il terreno, verso il mare della carità infinita, dove il più grande degli errori umani non è che il ricordo d’una scintilla spenta.
*
Al ritorno, nella carrozza lasciata dai cinque cappellini, Antonio e Regina si presero la mano, come due sposi rivedutisi dopo una lunga separazione. Un crepuscolo molle e lucido incombeva sopra di loro e dentro di loro, ma essi, non molto tristi ma neppure lieti, rassegnati alla nostalgia di una luce perduta per sempre, si stringevano la mano promettendosi tacitamente di aiutarsi a vicenda come due ciechi. Rientrarono così nel cerchio della città e del passato.
Pareva a Regina che lungo tempo, tutto un periodo di vita, fosse trascorso, dopo ch’ella e suo marito s’erano fermati accanto all’osteria del viottolo. Ma nel ripassarvi davanti, mentre il cocchiere si fermava per accendere i fanali della carrozza, ella vide ancora seduta vicino all’uscio interno la ragazza dalla camicetta rosa. E la coppia dei ballerini passava e ripassava ancora, nera e leggera sullo sfondo lilla dell’invetriata.
fine.