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sterremo a vicenda: se non potremo fare altro prepareremo l’avvenire della nostra bambina...

— Veramente, — disse Antonio, con uno sforzo estremo di difesa, — tu una volta volevi...

Regina allora ebbe un’ultima impazienza. Ella parlava come avrebbe dovuto parlare lui, ed egli resisteva ancora! Che voleva dunque?

— È inutile ricominciare! — esclamò; — ora basta. Mi pare che ragiono troppo perchè tu capisca che fra me e te non è più ora di rimproveri...

— Tu ragioni troppo, Regina! È questo che mi spaventa...

Egli abbassò gli occhi, guardò la sua mano, la sollevò e la lasciò ricadere d’un colpo, inerte, sopra quella di Regina che aveva tenuto sempre sul suo ginocchio.

— Perchè ragiono troppo? E perchè ti spaventi?

— Perchè se davvero tu avessi creduto alla mia colpa non avresti parlato così come parli. Tu parli così perchè non credi... ancora! Se fra me e te esistesse davvero un... dramma, la fine che tu vuoi dargli non sarebbe logica.

Ella si sentì battere il cuore. Egli aveva ragione. Ma si fece forza, vinse sè stessa.

— Guardami! — gli impose.

Antonio la guardò. Egli aveva gli occhi velati di lagrime.


*


Dunque era vero: egli era colpevole.

Regina non aveva mai visto piangere suo marito, nè si era mai immaginata ch’egli po-