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e poco dopo la barca, carica dei cinque cappellini, prese il largo verso Ponte Molle.
Allora Antonio cercò con gli occhi sua moglie e le venne appresso col suo agile passo silenzioso.
— Le ho imbarcate anche per approfittare della loro carrozza, — disse, buttandosi anche egli a sedere sull’erba. — Spero non ti sarai fatta gelosa, Regina! Ora che hai cominciato!
La sua voce era allegra, troppo allegra.
— Spero, al contrario, di aver terminato, — ella rispose freddamente. — Se vuoi, però, parliamone ancora e... concludiamo!
— Lo so, purtroppo, bisognerà riparlarne. Ebbene, riparliamone pure, — egli disse battendosi una fronda di sambuco sulla punta delle scarpe. — Anzitutto ora mi dirai quali sono le allusioni di mia cugina, dei miei parenti... di tutti, insomma. Per regolarmi...
Regina guardava il movimento nervoso della mano di Antonio: gli occhi di lei erano ridiventati dolci, vellutati, quasi infantili, ma di una dolcezza di occhi infantili melanconici.
— Senti, mio caro, — ella cominciò; ed anche la sua voce era dolce ma triste, — non facciamo pettegolezzi. Se la cosa non è vera che ti importa? Se è vera...
— Se fosse vera?... — egli interruppe, sollevando la testa. E la sua mano continuò ad agitarsi.
Regina tacque: non sollevò gli occhi.
— Che faresti tu? Scapperesti ancora?
Ella alzò le spalle.
— Se è vera!... Tu dunque supponi ancora! Ah, è questo che io non posso sopportare, Re-