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con la dolcezza, ma col denaro: questa fu la mia ossessione. Denaro, denaro, a tutti i costi. Così andai e giocai... e accettai la parte, che pur mi sembrava poco degna, offertami da madame. Questa fu la mia colpa, perchè, dopo tutto, lo riconoscono, il cav. R. faceva solo quanto... anch’io feci, dopo...

Regina ascoltava e taceva, ma scuoteva lievemente la testa. Egli mentiva; mentiva sempre. Si accusava di altri piccoli errori per farsi credere innocente della vera sua colpa... Menzogne, sempre menzogne. Eppure...

— Pensavo che ti saresti forse pentita e saresti ritornata a me: ma oramai ti conoscevo. Il tuo contegno e la tua lettera mi avevano rivelato il tuo carattere. Tu saresti tornata, sì, ma per vivere, forse rassegnata, forse no, certo sempre infelice accanto a me. Ed io avrei dato il mio sangue perchè ciò non accadesse. Ti volevo felice; e sentivo di amarti appunto per le tue pretese, che rivelavano in te la creatura fina, lontana da me per razza e per educazione. Chi può spiegare, diresti tu, i torbidi arcani del nostro cuore? Così, in pochi giorni diventai un altro: ho osato e sono riuscito a migliorare la mia posizione. Ed ora tu mi rinfacci quello che io ho fatto per te, solo per te!

Regina non rispose: anch’egli tacque, forse credendola convinta. Camminarono un po’ in silenzio. Un signore biondo, vestito come un pastore protestante, li aveva raggiunti e camminava vicino a loro. Passavano molti carretti carichi di fiaschi, diretti all’Acqua Acetosa.

Regina pensava:

— Egli non voleva la mia pietà! Egli impaz-