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i tuoi parenti stessi non si permettano dei sospetti... delle allusioni? Anche l’altra sera Claretta...

Arrivata a questo punto Regina tacque, quasi spaventata. Sentiva di mentire, dando forma ai fantasmi del suo dubbio; e non voleva mentire. Ella voleva la verità e la cercava con la menzogna? No, bisognava cercare la verità con la verità. Ella lo voleva, ma non lo poteva.

Come durante la passeggiata notturna lungo l’argine, la sera dell’arrivo di Antonio, ella sentiva ora un velo stendersi fra loro due. Essi si vedevano, ma non si potevano toccare, così vicini e così lontani, separati dal velo nero della menzogna.

Perchè continuare quindi quel discorso intessuto di inganno? Parole e parole! Parole comuni, inutili, fredde, volgari. La verità era nel silenzio o almeno nelle parole che le labbra menzognere non sapevano pronunziare.

Per un momento, sentendosi mentire, Regina pensò:

— Se non oso io, dire il mio pensiero, io che non ho alcuna vergogna da nascondere, come lo potrà lui? È inutile insistere; egli non confesserà. Ma potremo capirci lo stesso. Io gli dirò: «Torniamo a vivere come prima, modestamente, rompiamo ogni relazione con quella signora: così la gente non dirà più nulla». Egli capirà: egli tornerà a me, purificato dal mio tacito perdono, dalla mia delicatezza. E tutto sarà finito. Possibile che io non abbia avuto prima questa felice idea?

Ma non aveva finito di formularla e l’idea «felice» le parve una delle sue solite idee ro-