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è per il valore, ma perchè era un ricordo prezioso». Chissà, gliela avrà regalata George Sand! Non ha parlato d’altro: anche Marianna si è seccata ed ha proposto di cavar la pelle al pellicciaio, se non ci restituisce la pelliccia.
— Hai dormito nel villino? — domandò Regina, senza badare a ciò ch’egli diceva.
— Sarebbe stata bella che mi avessero mandato altrove.
— Certo! — disse Regina, con evidente sarcasmo. E senza sollevare gli occhi dal piatto: — È russa madame?
— È russa, non lo sapevi? — rispose pronto Antonio.
Null’altro. Ma la voce di lui vibrò, d’una vibrazione appena percettibile, che sarebbe sfuggita a tutti, non a Regina.
Senza guardarsi, senza far un cenno, in quel momento essi si compresero e scambievolmente sentirono d’essersi compresi. Regina credette che Antonio si fosse turbato in viso; ma non osò guardarlo.
Continuò a mangiare e solo dopo un momento sollevò il volto e rise. Non seppe mai perchè in quel momento aveva riso.
— Io non ho dormito niente, questa notte: mi pareva di esser vedova.
— Magari, ti piacerebbe d’esser vedova! Lo so che non mi vuoi più bene, — egli disse, un po’ scherzando, un po’ sul serio.
— Oh zielo! — esclamò Regina, con voce sottile e cattiva, imitando il grido di beffe selvaggia che aveva udito da uno spettatore in un teatro popolare. — Che dramma da luna di miele rancido!