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IV.
Verso la fine della settimana arrivò un telegramma di madame, che pregava Antonio di recarsi ad Albano.
— Ella non può vivere senza di lui, — pensò Regina, assalita da un impeto di vera gelosia. — Io mi faccio tanti scrupoli perchè sono entrata nella sua casa, mentre ella non c’era; ma lei non se ne fa di scrupoli, no, non se ne fa. Ma io non lo lascio partire; io...
Sragionava e s’accorgeva di sragionare, ma oramai il delirio del dubbio era diventato in lei una abitudine, una specie di pazzia tranquilla.
Come sempre, però, non riuscì ad eseguire i suoi fieri progetti; solo, quando Antonio le propose di accompagnarlo ad Albano, ella rispose di sì.
Disse di sì fino all’ultimo momento, ma la domenica mattina cambiò parere.
— Non andarci neppure tu, — osservò; — se madame ha bisogno di te perchè non viene lei a Roma? Sei il suo servo, forse?
— Regina! — egli disse con rimprovero.
— Nè regina nè principessa! Sono stufa, oramai, di questa vita che meniamo: non ci vediamo che per qualche momento, durante la settimana, ed ora anche la domenica te ne vai!
— Per una volta! Eppoi perchè non vieni?