Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 266 — |
insoliti di lei, ella fissava gli occhi quasi deliranti negli angoli bui, nella luminosità vaga degli specchi velati, domandandosi che cosa quegli specchi avevano veduto... E le pareva che, a sua volta, il fantasma della «vecchia luna», della compratrice di baci, fosse là, nell’ombra di qualche angolo, e si rodesse di gelosia e di rabbia vedendo Antonio dare a sua moglie baci, uno solo dei quali tutti i suoi milioni non sarebbero bastati a comprare.
Con tutto ciò un fiotto di disgusto le saliva sempre più amaro dal profondo del cuore. Disgusto per sè e disgusto per Antonio.
— Egli deve essere anche molto cinico, — ella pensava, — se per far piacere a me s’indugia così in questi luoghi che conoscono la sua colpa... Se però è colpevole!
Ma in fondo, nelle profondità più buie e misteriose della sua anima, Regina sentiva una acre soddisfazione nell’accorgersi quanto quell’uomo fosse cosa sua. Sempre e dapertutto, anche nell’errore, era lei che lo dominava. E per questo, al di là di ogni rancore e di ogni disgusto, anche quando sentiva di non amare più suo marito, anche quando, come in quel giorno, disprezzava sè stessa sembrandole di macchiarsi come il suo vestito, di corrompersi nell’aria odorosa, nella penombra e nel tepore morbido di quella casa ove tutto pareva incitare alla mollezza, ella provava una infinita pietà di Antonio. E viveva di questa pietà.