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Allora un ricordo balzò nella mente di Regina.

— Ti ricordi, una volta siamo stati nel bosco, due anni fa, quando tu... sei venuto a prendermi... C’erano tante farfalline violette, come queste foglie...

E rise, furbescamente. Altro, se egli ricordava! E il ricordo di quell’ora passata nel mistero del bosco umido e caldo, l’indomani del suo arrivo al paese di Regina, dopo la fuga di lei, parve ridestargli un impeto di passione fosca. Dalla letizia infantile che poco prima lo rallegrava, passò ad una tenerezza nervosa: e questa volta fu egli a cercare le labbra di sua moglie, con un bacio che a lei ricordò i baci d’allora.

E il dubbio la tormentò più forte.


*


Verso il tramonto rientrarono nel villino, ma non se ne andarono ancora. Vagarono pei salotti, abbandonandosi a giochi e stravaganze infantili: si rincorrevano al buio, e Regina si divertiva a disordinare dei mobili che Antonio rimetteva a posto.

A momenti però, si riabbandonavano alle loro dolci carezze d’amanti: il caldo del tramonto primaverile accendeva il sangue di Antonio; e d’altra parte Regina provava un piacere perverso nel godersi la tenerezza del suo giovane marito là, in quel luogo ov’ella sospettava che egli avesse macchiato la purezza del loro amore.

Un veleno ardente le ribolliva nell’anima. Quando Antonio la baciava e sussultava ai baci