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Dopo penetrarono nello studio e nella biblioteca, ove di solito Antonio passava l’ora del suo servizio, come egli lo chiamava. Era una vera biblioteca, con migliaia di volumi rilegati artisticamente. Madame aveva già fatto vedere a Regina alcuni libri antichi, un codice alluminato, un autografo acquistato come autentico dell’Ariosto, alcune lettere di autori celebri, fra le quali tre di George Sand. E Regina, pur trascinata dai suoi torbidi pensieri, si divertì a guardare attraverso i cristalli delle librerie, come i monelli guardano nelle vetrine, mentre Antonio si chinava istintivamente ad osservare, senza toccarle, alcune carte sparse sullo scrittoio ove di solito egli sbrigava la corrispondenza della principessa.
Volgendosi vide che Regina era già penetrata in un salottino attiguo, un salottino particolare dove spesso madame Makuline usava anche pranzare: egli la seguì; ella aprì l’uscio e si trovò in una grande anticamera che comunicava col giardino. Una scala di servizio conduceva al primo piano, e Regina, sempre seguita da Antonio, salì. Ma tutti gli usci erano chiusi a chiave: restava aperto solo l’uscio di uno stanzino da bagno, nella cui vasca rimaneva ancora un po’ d’acqua azzurrognola di sapone.
Senza dimostrarlo Regina osservava Antonio, ma dal modo incerto con cui egli procedeva, le sembrava tutt’altro che pratico della casa.
— Vorrei almeno attraversare quella specie di ponticello che unisce le due parti del vil-