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— Cosa? Non trovo la chiave.

Quasi indovinando le idee di lei, egli non accorreva al richiamo.

Allora ella sentì divampare il dubbio reo che la perseguitava. Sì, in quel salotto, forse seduto su quello stesso divano, Antonio aveva macchiato le sue labbra di baci abominevoli.

Ella si morse l’angolo del labbro superiore per reprimerne il fremito, poi si alzò e si avviò verso il salotto attiguo.

— Andiamo di qua; lascia chiuso...

Egli attraversò il salotto, le fu vicino: allora Regina, quasi felinamente, gli si abbandonò sul petto e lo baciò. Illusione della luce? Le parve che il volto di Antonio diventasse verde, e credette intuire il dramma svolgentesi nel cuore di lui. Sì, egli doveva in quel momento ricordare qualche cosa di nauseante: un abbraccio e dei baci che gli avevano marchiato l’anima con segni di infamia. Baciare lì, in quel luogo, le labbra di sua moglie, doveva essere per lui un castigo.

Ma il delirio di lei cresceva.

— Baciami! — impose ad Antonio, fissandolo con gli occhi pieni d’una fiamma tragica, ed attirandolo verso il divano. Realmente egli resisteva, pur baciandola, con le labbra ancora dolci di madera. Allora Regina, tutta invasa dalla follìa del suo dubbio, pensò che era giunta l’ora di strappare il losco segreto da quelle labbra, i cui baci le davano un dolore mortale, in quel luogo ove forse ogni oggetto ricordava ad Antonio il suo miserabile errore.

Ma non potè formulare la domanda odiosa.