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l’aiuola. Nel primo momento le parve ancora una volta di concepire tutta la mostruosa sciocchezza del suo dubbio. No, un uomo colpevole non agisce come aveva agito Antonio in quel momento.

Ma subito dopo ella pensò che se Antonio era colpevole doveva comportarsi come si era comportato, fingendo di non capire, se pure lo capiva, ciò che passava nell’anima di lei. Ma no, ancora no. Se egli fosse stato colpevole avrebbe finto meglio: non sarebbe entrato famigliarmente per il cancello, non si sarebbe presa tanta libertà, sapendo sua moglie in casa; dell’altra.

Ella però sapeva che i delinquenti più astuti fingono talvolta di obliarsi e commettono apposta delle imprudenze per sviare appunto i sospetti.


*


E ciò che più la colpì, in quel momento, fu l’accorgersi come oramai ella riteneva Antonio non solo colpevole, ma partecipe del sospetto di lei e deciso a continuare l’inganno.


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Rientrò nel salotto: continuavano a discutere sul suicidio dello straniero: questa discussione le parve stucchevole: un pettegolezzo da provincia.

Marianna portava una tazza di thè ad Antonio, ed anche Antonio, rosicchiando coi suoi bei denti da bambino un biscottino giallo, diceva tranquillamente la sua opinione sulla tragedia. Madame tendeva l’orecchio e si faceva