Pagina:Deledda - Nostalgie.djvu/259


— 249 —

signore al ricco suicida; ed ora raccontava tutte le perfidie, i dietroscena, la diplomazia malvagia di quel simposio, accennando ai legami più o meno vergognosi che univano fra loro taluni dei convitati, e per gli adulteri delle loro mogli, e per le concessioni delle loro coscienze di cittadini e d’artisti.

Regina ascoltava, e si ricordava di aver cento volte assistito a conversazioni simili, ma ciò che ora la colpiva era la semplicità con la quale il russo parlava, e l’interesse con cui gli altri ascoltavano. Nessuno si stupiva: anzi alcuni approvavano con cenni della testa e delle mani, e dimostravano piacere nell’udire cose che essi già da molto sapevano.

Il mondo era fatto così! Ed ella si meravigliava che uno di quei fatti, a quanto pareva, comuni a quasi tutti gli uomini e le donne di questa terra, fosse capitato a lei! Ci fu un momento nel quale ella si domandò se non era una sciocca a tormentarsi tanto; ma subito ebbe orrore della sua domanda. Credette di soffocare: il caldo di quel salotto, ancora coperto di pelliccie, le dava realmente un senso di oppressione e di soffocamento. Ecco, ecco: le bestie feline s’animavano; le loro pelli si riempivano, si muovevano, s’avvicinavano, le soffiavano sul volto un alito pregno di profumi amarognoli e voluttuosi; i loro occhi di vetro giallo l’affascinavano; le loro zampe pelose si sollevavano, lentamente, morbidamente, e le stringevano il collo e la soffocavano. Aria! Aria! Liberarsi o morire; ancora un momento ed ella, la Regina sia pure cattiva, ma non impura, che lungo il fiume natìo aveva sognato tutto ciò che v’è an-