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sue amanti, e dopo averle sfruttate le butti come limoni spremuti... Si dice così?

— Peggio per loro, — disse Regina; con dispetto. — Dopo tutto egli è il più forte e...

— Ah, mi dimenticavo che anche voi siete una superdonna... — disse Marianna, a voce bassa. Poi subito rise. — Volete un’altra tazza di thè?

Rapido e terribile come il fulmine, un pensiero attraversò la mente di Regina.

— Marianna è partecipe del segreto di Antonio e di madame e ritiene partecipe e consenziente anche me! — Una vampa le incendiò il viso. E mai dimenticò il senso di vergogna che questo rossore le destò. Fu un attimo. Guardò Marianna con disprezzo; poi subito pensò che la signorina potesse aver detto senza intenzione una delle sue solite sciocchezze insolenti. Ma le rimase un lieve tremito ai polsi.

— Bisogna uscire da quest’incubo, a tutti i costi, — pensò.

Non era la prima, nè la seconda, nè la millesima volta che pensava così: ma in quel momento ella sentì che il suo male, — vero o immaginario, — era giunto alla crisi e doveva risolversi. O la salute o la morte.

Le vecchie signore ed i vecchi signori s’erano stretti intorno alla principessa, che in quel circolo scintillante emergeva, così bianca e scialba, come la falsa perla lattiginosa in un anello pesto. Tutti parlavano del suicidio d’un grande personaggio russo, un mecenate conosciutissimo in tutta Europa.

Un russo aveva assistito pochi giorni prima, a Parigi, ad un banchetto offerto da artisti e