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— Vi tratterrete molto ad Albano?

— Tre settimane.

— Dove andrete dopo? — insistè l’altro con serietà quasi tragica.

— A Viareggio, monsieur. E voi?

— Non so ancora. Forse a Vichy: ma sono ancora indeciso. E voi non andrete all’estero?

— Forse no, quest’anno. Non mi sento molto bene e non voglio stancarmi. Ah, come fa già caldo! Ho dovuto far mettere i materassi di crine; ma non si può più dormire.

Madame sospirò; monsieur sospirò più forte. Sembravano entrambi infelicissimi, ella per il caldo, egli perchè non sapeva ancora dove andare a passar l’estate.

— Io credo venga il terremoto, — disse Marianna per confortarli, portando una tazza di thè.

Ma il vecchio signore, che da qualche tempo s’inteneriva nel veder Marianna, la guardò fisso coi suoi occhietti violacei, e le disse:

— Quante tazze di thè avete distribuite in vita vostra, mademoiselle? Ecco, quando vi vedo senza la tazza di thè in mano, la vostra figurina mi sembra incompleta.

Ma mademoiselle era di cattivo umore, e perciò non diceva ne voleva sentire sciocchezze. Il caldo opprimeva anche lei. Passando vicino a Regina disse abbastanza forte:

— Ad ogni tazza di thè che io ho distribuito egli ha perduto un capello.

Ma anche Regina era di pessimo umore e non le badò.

Insomma, il caldo rendeva la gente cattiva ed anche stupida. Regina, poi, si sentiva al-