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pianto? Che c’è? Avete freddo, signori? Ora mettiamo la bella camicina, e poi le belle calzine, e poi anche le scarpettine. Oh, che belle scarpettine, guardate, che belle scarpettine! Su, dentro, piedino. E che, non volete andar dentro, piedino? Ohè, signor piedino, fate da bravo... dentro!...

Caterina, in camicino, grassa e rosea, coi capelli arruffati, continuava a piangere, ma guardava con interesse le scarpine bianche e spingeva il piedino.

— E una! Ora quest’altra. Vediamo se questo signor piedino è cattivo come l’altro. Su, su; no, questo è buono, e gli diamo un bacino. Su!

Caterina rise: il suo visino, i suoi occhi dal bianco azzurrognolo, tutta la sua figurina parve illuminarsi.

Regina la prese fra le braccia, la sollevò in alto in alto, la riprese sul seno, la fece volteggiare, volteggiò e rise con lei.

— Mia, mia, mia... piccinina, scagarottina!1

— Bah, — disse con umore la balia, — perchè la chiama così? Me la dia; non vede che ha freddo?...

— Andate al Pincio, — disse Regina, rimettendole la bimba in braccio: ma Caterina si era attaccata a lei con le braccine e non voleva la balia.

— Al Pincio c’è vento — disse questa, sempre più di malagrazia. — Su, piccina, eh, che non mi vuoi più?

Ma Regina non fece caso del malumore della balia, che era stata sempre gelosa di lei!

  1. Scagarottin, il più piccino e prediletto, l’ultimo nato d’una nidiata.