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Il pianto le fece bene: fu come una pioggia di estate; le rischiarò e le rinfrescò la mente. Si alzò, si lavò, si mise a leggere un giornale.

Qualche cosa bisognava pur fare. Ma le prime parole che la colpirono e richiamarono veramente la sua attenzione furono queste: «L’arresto di un prete straniero».

Queste parole di cui ella non lesse il seguito, le ricordarono qualche cosa di lontano, di opprimente; un fatto oramai dimenticato che però si rilegava in qualche modo al dramma svolgentesi ora nell’anima sua.

— Che cosa, che cosa? Quando? Come? Ah, ecco, quel sogno!...

Chiudendo gli occhi le parve di rivedere un suo sogno lontano, Marianna le correva appresso, sull’argine nebbioso, raccontandole come Antonio aveva preso in prestito dei denari da madame per «metter su un bell’appartamento». Un’angoscia profonda, fatta di rabbia e di umiliazione, spingeva Regina, la costringeva a singhiozzare, a correre, a sfuggire la compagnia di Marianna... E Marianna le correva appresso, raccontandole di aver incontrato il pompiere suo salvatore.

— Il pompiere era travestito da prete; ma un civettone! — diceva la signorina, e rideva. Rideva, ma non per il pompiere; rideva pensando ad una cosa misteriosa, spaventosa...

Regina riaprì gli occhi; si passò una mano sul viso ancora deformato dal pianto, e sentì la sua mente ottenebrarsi ancora. In quel mo-