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quest’attimo le sue idee mutarono aspetto, come nuvole spinte dal vento.
— No; avrei sofferto forse di più: dovevo soffrire, passare attraverso una crisi. Credo la passino tutte le spose intelligenti. Ed ora... ora m’è facile veder tutto bello perchè sono felice, perchè la mia vita è facile.
— Oh!
«Signorina sedicenne, nobile, anemica, di famiglia decaduta. Ipocrita, vana, invidiosa, ambiziosa, sa nascondere i suoi difetti sotto una dolcezza fredda, apparentemente naturale. Parla sempre dell’alta aristocrazia. Qualcuno le ha detto che sembra una vergine del Botticelli e da qualche giorno assume delle arie estatiche e sentimentali. Ciò non le impedisce di essere ignobilmente innamorata di un pittore d’insegne...»
Regina ricordò con che entusiasmo il maestro aveva letto alla signora Caterina un brano di questa figurina tracciata da Gabrie; rivide il salotto invaso dalla luce del crepuscolo ardente, le nuvole che viaggiavano come uccelli violacei, su nel cielo verdognolo, giù nel fiume verdognolo...
— Senta, senta che spirito di osservazione: è il tipo d’un futuro racconto, cara signora Caterina. La mia Gabrie raccoglie, raccoglie: vede un tipo, l’osserva, lo raccoglie. È come quelle buone massaie che mettono da parte tutto, perchè tutto è buono...
Il maestro parlava; ella lo compassionava: il maestro leggeva; ella riconosceva nella figurina tracciata da Gabrie con evidenza fotografica la signorina nobile di Sabbioneta.