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grigie e gli occhi pallidi come due giacinti sciupati, stretto in un soprabito consunto ma pulitissimo; e desiderò incontrarlo ancora per salutarlo e fargli così capire che ella amava i poveri, un tempo da lei tanto disprezzati.

Ma il giovine non uscì, ed ella continuò a salire fino a una porta, sulla quale un cartoncino fissato con quattro bollette annunziava ai visitatori che l’appartamento aveva la fortuna di ospitare:

MARIO ENNIO COLORNI
ex-organista e orfeonista
maestro di violino

Questo cartoncino non impressionò Regina, che lo conosceva già. Ella era stata parecchie volte da Gabrie, anche perchè il padre della studentessa le aveva scritto pregandola di «scrutare se l’ambiente era equivoco e pericoloso, come si diceva fossero tutte le abitazioni del quartiere così detto di San Lorenzo».

Aprì la porta la signora Colorni, una donnina con una cuffia nera e un paio d’occhiali turchini, che pareva una bimba mascherata da vecchietta: non riconoscendo subito la visitatrice la lasciò entrare con una certa diffidenza infantile; ma Regina le fece odorar le viole e le disse in mantovano:

— Non mi riconosce? Come sta Gabrie?

La donnina, convalescente da un tifo che l’aveva lasciata calva, muta e quasi cieca, sorrise dolcemente, e si scostò.

Regina penetrò senz’altro nell’appartamento; attraversò l’andito pulitissimo, dove si span-