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licata, elegante. Regina s’accorse che egli la guardava; s’avvicinò e domandò:

— Perchè mi guardavi?

— Oh, bella, non posso guardar mia moglie? Sei però un po’ pallida; eri più rosea quando siamo venuti: cos’hai?

— Io? Niente. È vero che son pallida, Gabrie?

— Un po’, ma stai bene così; sei più bella... — rispose Gabrie.

— Oh, grazie!

— Sei la più bella di tutte, — riprese la fanciulla, guardandosi attorno. — Non è vero, signor Antonio?

— La più bella e la più elegante.

— Volete confondermi, voi! — disse Regina. — Siete due adulatori, ecco che cosa siete!

— S’è ingrassata, però. Regina, non è vero? — chiese Antonio, rivolto a Gabrie. — Si ricorda com’era magra, prima? Oh, Dio, com’era brutta!

— Grazie, caro! — disse Regina, con le labbra umide di thè.

— No, non era brutta. Era magra, sì. Ma anche quando venne lassù, l’anno scorso, era ancora così magra! E verde, era. E sempre di malumore, ti ricordi? Aveva paura che lei la tradisse! Stava sempre ad aspettare il portalettere...

— Come? Chi te lo ha detto? — chiese Regina, meravigliata.

— Io me ne sono accorta! Poi quando giunse il signor Antonio...

— In verità, se davvero vuoi farti scrittrice non ti manca lo spirito di osservazione, cara mia...

I Venutelli e Gabrie chiacchieravano poco di-