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signore, guardava e ascoltava. Tutti parlavano, ella sola taceva, tutta piccina, bionda e bianca nel suo vestitino nero: oggetto della sua attenzione divenne specialmente la signora cieca, che si muoveva e parlava continuamente.

Anche la principessa parlava più del solito. Antonio, bellissimo ma serio oltre il necessario, chiaccherava con una vecchia signorina che aveva una mezza parrucca bionda su un residuo di capelli rossi. Brani di frasi, parole, risate, giungevano fra il brusìo generale fino all’angolo dove stavano Regina, Gabrie e Marianna.

— Sapete la storia di quella signora? — chiese Marianna. — Ha tentato di uccidere il marito, così cieca, perchè è stato lui la causa della sua infermità.

— Come?

— Ve lo racconterò poi; ora vado di là...

Balzò in piedi e s’avviò, con un gran fruscìo di sottane; ma ad un tratto si volse, tornò verso Regina e le disse:

— Ho visto la vostra bambina con quel demonio della balia. L’ho fatta ancora arrabbiare, quel donnone; le ho detto che fra giorni avremo il terremoto.

— Sì, lo so, — disse Regina, sollevandosi e ridendo. — Ed ora ha paura.

— Ha paura? Non le guasterà il latte? — chiese l’altra, seria. — Davvero, però, ho letto che avremo il terremoto.

— Davvero? — disse finalmente Gabrie. — Che piacere!

Marianna la guardò e solo allora parve accorgersi di lei. Domandò a Regina:

— È vostra parente, la signorina?