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E siccome Regina dimostrava poca fiducia, la donnona si offendeva, faceva il muso, litigava con la serva che sosteneva la prossima inevitabile morte della bambina. Un giorno poi la balia se la prese con Marianna, la quale era venuta a chieder notizie di Regina e aveva detto che la bambina pareva una gattina.

— La lasci crescere allora, e le salterà addosso, perchè se la signorina Caterina pare una gattina, lei pare un topo.


*


Verso la metà di maggio Regina era già ristabilita. Era diventata quasi bella, e si sentiva forte, felice.

La balia manteneva le sue promesse: col suo forte latte agreste dava vita e bellezza alla misera creaturina cittadina: il piccolo volto nero e deforme si schiariva, si profilava; i grandi occhi lattiginosi prendevano, diceva Regina, parvenza umana.

Qualche volta pareva che la bimba sorridesse, fra sè e sè; ed allora tutto il suo piccolo viso si animava, e Regina provava una strana impressione: le sembrava che sua figlia fosse bella, ma nello stesso tempo credeva di illudersi, di essere invasa già dalle manìe quasi morbose di tutte le madri. Del resto ella si sentiva felice; felice di esser libera, sana, viva. Dopo le prime, deliziose passeggiatine fatte a braccio di Antonio, cominciò ad uscire con la balia e la bimba; le mattinate erano splendide, tiepide ondate di vento profumato davano all’aria dolcezze vellicanti: striscie di vivo argento solcavano le luminose altezze del cielo.