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poco prima la dominava: no, Antonio non mentiva più; l’espressione dei suoi occhi, fissi sul viso intento di lei, era veramente un’espressione sincera ed ardente di audacia; lo sguardo di quegli occhi, già così amorosi, già così mollemente voluttuosi, era lo sguardo d’un uomo che vuol tentare la fortuna a tutti i costi.

— Sai? — egli ripetè.

— Cosa ne so io?

— E indovina, così!

— Cinquecento lire, — ella arrischiò.

— Di più.

— Seicento...

— Di più... di più...

— Mille? — ella disse timidamente.

— Di più ancora...

— Allora siamo ricchi! — ella esclamò con ironia forzata, ribellandosi alla sua commozione.

— Non lo siamo, ma potremo diventarlo! Tutto sta nel cominciare, mia cara! Le nostre cinque azioni ora valgono mille e duecento lire l’una. Possono salire ancora; ma io domani stesso le vendo: la metà della somma la do a te; con l’altra metà tento ancora! La fortuna, spesso, è di chi la vuole... Ma non spaventarti, poi!...

Regina infatti era diventata pallida.

— Perchè non me ne hai parlato?

— A che serviva? E se le azioni calavano?

Come in quella sera ormai lontana che Regina ostinavasi a ricordare, la serva annunziò il pranzo, e i due giovani passarono nel salotto attiguo: alla luce della lampada Antonio s’accorse che Regina era pallidissima, ma si mise a scherzare.