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rosso fino a metà gamba, della balia dal profilo ebreo, del bimbo giallognolo che questa teneva fra le braccia, della donnina vestita di nero, col velo svolazzante, che correva dietro il tram, della coppia d’amanti scemi appoggiati romanticamente alla cancellata del giardino...

— Ed anche la mia, ed anche la voce di Antonio! — pensava Regina; e sentiva talvolta risalirle dal profondo dell’anima il disgusto per la folla; ma un disgusto raddolcito da un sentimento di pietà.

Tornando indietro, ella guardava con pietà il venditore ambulante, la donnaccia, il grassone melanconico, la balia, la donnina dal vestito rosso; ma sopratutto la canzonettista magra che forse aveva fame, e la cortigiana dal viso pensoso e quasi puro. Sembrandole che anche Antonio guardasse quest’ultima con un certo interesse, pensava:

— Chissà che un tempo non si sieno conosciuti! — ma non ne provava rancore: provava solo una grande, una suprema pietà per la donna perduta, per Antonio, per sè, per tutti gl’incoscienti, per tutti i ricchi e per tutti i miseri, per tutta la tristezza e per tutta la noia umana.

Qualche volta marito e moglie sedevano su una panchina in fondo al viale, all’ombra, e mentre il giovine pareva anch’egli colto da un senso di melanconia e di stanchezza, gli occhi di lei seguivano, incantati da un triste sogno, i grandi occhi verdi e rossi dei tram, la corsa delle vetture dei giornali che trasportavano alla stazione il loro carico di pettegolezzi e di