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ora no, balzarti nello sfondo un po’ fumoso del Morteo la figura volante e strillante di una canzonettista, i cui strilli animaleschi si confondevano con le vocine melanconiche dei violini e il brusìo della folla. Centinaia di volti, beffardi, eppure animati da un piacere impulsivo e brutale, guardavano la canzonettista.
Senza saper precisamente perchè, Regina provava uno strano piacere nel guardare la folla, i volti lividi, le vesti chiare delle donne, le fisonomie degli uomini che fissavano la canzonettista, le braccia commiserevoli di questa commiserevole creatura.
Una sera distinse tra la folla una ragazza vestita di verde, coi folti capelli cadenti in un quadrato rossastro sulle spalle magre: il vestito corto lasciava vedere due gambe sottili, nude, e due piedi enormi calzati di scarpine gialle. A Regina parve un uccello palustre, e improvvisamente, sotto quegli alberi che sembravano anneriti e bruciati dal colore di mille aliti ardenti, ella ripensò al suo gran fiume, ai pioppi bianchi come ceri accesi dalla luna, al diametro dell’argine nel circolo immenso della pianura; ma si meravigliò di non sentire più la tristezza e la nostalgia d’un tempo.
Antonio proponeva di sedersi al caffè; ma ella preferiva aggirarsi tra la folla, avanzandosi fin verso via Volturno, dove le voci dei venditori e delle venditrici di cocomeri s’incrociavano, si inseguivano, si rispondevano dispettose, simili a canti di galli.
— Favorischino, signori, favorischino!
Alla luce delle fiammelle tremolanti sui tavoli neri ed umidi, i cocomeri spaccati rosseg-