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lasciato capire, giocherò io per conto suo. Intanto mi ha lasciato un cumulo di cose da sbrigare. Bisogna anzi che io mi rimetta a studiare il tedesco, che ho quasi dimenticato, perchè ella ha molti affari in Germania.

Quasi istintivamente Regina ritirò la sua mano dalla mano di Antonio, e ripetè la domanda:

— E poi?

— E poi?

— Cosa ti dà?

— Cento lire al mese, per ora. Più in là, vedrai, io diventerò il suo factotum... Ma bisogna che riprenda a studiare il tedesco...

Egli pareva molto preoccupato per la questione delle lingue, e specialmente per il tedesco; ne parlò per buon tratto, ma Regina non lo ascoltava più.

— Torniamo indietro, — ella disse improvvisamente. — Sarai stanco. Toscana? Gigi? Andiamo? — gridò. — Verranno. Sai, è curiosa: ho sognato così e così, una sera, la seconda del mio arrivo, mi pare.

Raccontò il sogno delle dieci mila lire, di Marianna, del pompiere.

— Ebbene, qualche volta i sogni sono proprio strani.

Egli non rispose.

— E perchè, — domandò Regina, dopo un momento di esitazione, - perchè non mi scrivevi?

— Che dovevo scriverti? Tu avevi già risolto da te la questione: io volevo risolverla in altro modo, e una discussione per lettera mi pareva inutile. Eppoi, ero deciso di venire qui.