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il brutto scherzo che ti ho fatto, mi vuoi più bene di prima?

Ella parlava senza troppa convinzione, ma voleva un po’ suggestionare Antonio. Le parve di riuscirvi perchè egli diventò pensieroso, quasi ripetesse a sè stesso la domanda di lei.

— Eh, — egli disse poi con un lieve sogghigno, — tu hai ragione... forse.

— Non parliamone più! È stato un capriccio, un errore di giovinezza, — continuò Regina, imitando la voce del maestro. — Gettiamo un velo sul passato.

Ma come non parlarne più?

— Mi hai umiliato, sai, però... — insistè Antonio. — Mi hai dato un colpo, e a tradimento, poi...

— Chi non commette degli errori? E le altre, tante altre donne? E quelle che tradiscono davvero, che tradiscono i mariti?

— Sì, — egli disse allora vivacemente, — ma ci sono anche i mariti che tradiscono le mogli! Per lo più sono i cattivi mariti che fanno cattive le mogli; mentre io credo di non averti mai dato un dipiacere. Che non ero un signore, tu lo sapevi, ma ti avevo forse promesso quello che non potevo darti? Eppoi... bisognava aver pazienza, aver confidenza. Chissà, tante volte le condizioni di un uomo, d’una famiglia, possono migliorare da un momento all’altro. Ricco io non diventerò, ma certo la mia posizione migliorerà...

— Basta, basta, — pregò Regina. — Possibile, però, che tu non t’immaginassi che il mio capriccio sarebbe presto passato?

— E tu, te lo immaginavi, quando scrivevi?