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la mola, il sacco; e nell’improvviso silenzio della ruota si mise a ridere, senza un perchè.
Un denso fumo avvolgeva ogni cosa; la mugnaia, rossa paonazza, cuoceva li gnocchi, istupidita dalla presenza di Regina; le altre figure si delineavano nere sullo sfondo dorato della piattaforma.
Il mugnaio guardava Regina e rideva; e anch’essa, ad un tratto, senza saper perchè, si mise a ridere forte.
*
Il carrozzino sempre più sgangherato di Petrin il Gliglo roteava per l’argine silenzioso. La notte era buia, calda ed umida.
Dopo aver chiacchierato di cose indifferenti, Antonio e Regina tacevano, quasi vinti dal silenzio della pianura e della notte.
Tacevano; ma Regina parlava con sè stessa, come le accadeva spesso.
— Antonio è mutato! No, questa volta io davvero non m’inganno: egli è mutato. Appena è sceso dal treno mi ha abbracciato quasi freneticamente. Pareva avesse avuto paura di non ritrovarmi più. Ma poi ha cambiato aspetto. C’è qualcosa di tetro e di diffidente nei suoi occhi. Non ha più fede in me? Qualche cosa ci divide, ora. Ma del resto doveva esser così. Eh, domani sarà tutto passato. Però...
Il cuore le batteva un po’ troppo forte. A un tratto ella prese la mano di Antonio, e sentendola fredda ed inerte, provò di nuovo un timore misterioso.
— Che ha egli? Non mi perdona? — pensò.