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provengono dai puntigli, dall’orgoglio di non volerci contraddire, come dovremmo e come spesso vorremmo.

— Eppure! — continuava a pensare, un po’ stupita di se stessa. — È strano. Un mese fa, quindici giorni fa io ero un’altra! Perchè, come ho mutato così? Eccomi pronta a lasciare senza rimpianti questo mondo che mi attirava tanto: eccomi pronta a seguire mio marito ed a riprender con lui una vita monotona e modesta che odiavo e che ora non mi spaventa più. E l’amore per Antonio? Sì, è ciò; ma è anche qualche altra cosa che non riesco a capire. E non voglio capirla; non voglio tormentarmi oltre: voglio convincermi solamente che la felicità è nell’amore, nella pace domestica, nel quadro della vita, non nella cornice di questo quadro. Ma come sono mutata! Se leggiamo in un romanzo questi misteriosi, rapidi cambiamenti di spirito, ci sembrano inverosimili; eppure sono così veri. Che cosa strana è l’anima nostra! Basta, non pensiamoci più. Egli viene; ecco tutto.

Camminava, camminava, analizzando e nello stesso tempo godendo la sua gioia. Con tenerezza soave ricordava gli occhi, la bocca, le mani di Antonio. Suo! Suo! Suo l’uomo giovane, amante, suo anima e corpo: ed ella non aveva mai capito questa grande, questa unica felicità.

Cammina, cammina, venne il tramonto. Sebbene fosse a metà luglio, la terra rimaneva ancora fresca, qualche nuvola chiara velava di tanto in tanto il sole.

Sull’argine bianco orlato d’erba e di trifo-