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esserlo tu, non voglio esserlo più io. Perciò ti scrivo questa lettera, e aspetto. Ti ripeto: o scrivi o vieni. Decideremo assieme. E oramai dipende da te che il torto stia tutto dalla mia o dalla tua parte o un po’ da entrambe. Aspetto.
«Regina».
*
Due giorni dopo Antonio rispose con un telegramma:
«Parto domani mattina: vienimi incontro a Casalmaggiore. Saluti e baci».
Saluti e baci. Egli dunque perdonava, veniva, dimenticava. Parve a Regina di destarsi da un cupo sogno; e ricordò sempre la dolcezza profonda, forse un po’ melanconica, provata durante quel giorno. Le pareva di aver vinto una battaglia intima: dopo tutto era lei che, pur salvando le apparenze, aveva richiamato Antonio. Sembrava egli, il vinto; ma veramente era lei, era lei. E con questa prima vittoria ella credeva d’aver sperimentato le sue forze occulte, e di averle trovate così potenti, così abbondanti da poter oramai muovere sicura contro tutte le insidie della vita.
— La vita è dei forti, — pensò, — e chissà? forse anch’io riuscirò ad avere la mia parte di fortuna! Oramai sono un’altra.
— Mi pare di essere un’altra, — pensava, passeggiando lungo l’argine, sola come una innamorata. — L’anima nostra è così piena di strane incoerenze e di contraddizioni! Chi diceva che il vero carattere dell’uomo è la contraddizione? Certo, molte delle nostre sventure