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Il pesce argenteo, nelle cui viscere squarciate si scorgeva un altro pesciolino nerastro, le ricordava i progetti di Antonio: «andremo in barca, a pescare, nelle belle sere rosse rosse...» e tutta la tenerezza straziante dell’ultimo pomeriggio passato assieme.
Salì nella sua camera è scrisse a suo marito una lettera, nella quale l’orgoglio non le permise di esprimere il suo vero pensiero, ma fra le cui righe si leggeva tutta l’inquietudine, la paura, il pentimento che la pungevano.
Egli non rispose.
Che fosse malato davvero? Che faceva? Era ritornato presso la sua famiglia? Una sera Regina pensò di scrivere ad Arduina per aver notizie di Antonio; ma subito ebbe vergogna di quest’idea. No, tutta quella gente tutta quella gente che Antonio aveva avuto l’infelice idea di mettere fra loro nei primi giorni del loro arrivo, tutta quella gente, forse causa prima della loro presente infelicità, le ripugnava e le era odiosa.
Gli scrisse ancora; Antonio non rispose.
*
Allora Regina sentì qualche cosa scattare violentemente entro di lei: era il suo orgoglio.
Le parve che Antonio avesse indovinato il suo intimo dramma di rimpianto e di rimorso, e oltrepassasse i limiti nel castigarla.
— Egli abusa di me; ma vedremo chi è il più forte.
«Antonio, — gli scrisse, — son qui da due settimane che aspetto e soffro. Non capisco il