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— Monsieur Antonio è terribilmente arrabbiato, — le diceva in francese: — è venuto da madame e le ha raccontato tutto, e si è fatto prestare diecimila lire per metter su un bell’appartamento. Poi mi ha mandato qui per persuadervi di ritornare: vous reviendrez, n’est-ce pas?

Nel sogno Regina tremava di rabbia contro sè stessa e di umiliazione: e camminava a passi rapidi, diretta a Viadana, donde voleva spedire ad Antonio un telegramma fulminante.

— Egli avrà ancora i denari, — diceva singhiozzando. — Voglio che li restituisca subito, subito, subito. Io non voglio niente; tornerò subito, tornerei anche se egli fosse più povero di prima, anche se dovessimo andare ad abitare una soffitta...

E camminava, camminava, come si cammina in sogno, sforzandosi inutilmente a correre, presa da un dolore indicibile. La notte calava, la nebbia copriva il fiume: Viadana sembrava sempre più lontana.

Marianna correva dietro Regina, raccontandole d’aver incontrato in via del Tritone quel pompiere che l’aveva salvata dall’incendio a Odessa.

— Era travestito da prete. Ma un civettone! Figuratevi, sotto la sottana aveva un dessous di seta con tre volanti, che facevano un fruscìo... — diceva ridendo. Il suo riso cattivo esasperava Regina fino allo spasimo. Le pareva che Marianna ridesse, non per il pompiere, ma per un’altra causa ignota, misteriosa, spaventosa. Si svegliò e l’impressione disgustosa le perdurò lunga ora.